INTRODUZIONE AL PERCORSO

Se vogliamo essere felici, dobbiamo innaffiare il seme della consapevolezza che è in noi. La consapevolezza è il seme dell’illuminazione, dell’attenzione, della comprensione, della compassione, della liberazione, della trasformazione e della guarigione.
Thich Nhat Hanh, 1994

 

 

In questo momento così particolare dell'evoluzione del pianeta appare sempre più evidente come tantissime persone hanno coscienza di ciò che stanno facendo ma non hanno coscienza di sé, non sanno rispondere alla domanda "chi sono io?", non hanno esperienza della loro natura profonda. Quando le persone “sono nella testa” non posso assolutamente avere una percezione globale di sé. Purtroppo una elevatissima percentuale di persone, forse la maggioranza, non ha esperienza di sé, non sa come accedere al proprio spazio interiore silenzioso, vuoto, risvegliato. Non ha una “Coscienza globale”, cioè la presenza di vivere ogni istante, nel presente, nel "qui ed ora".

Per risvegliare la coscienza globale delle persone la prima cosa da fare è farle "rientrare nel corpo", insegnando loro a sentirlo in modo più vitale e consapevole. Infatti, quando una persona "rientra" consapevolmente nel corpo, quando lo sente come energia, come sottile elettricità vitale, come piacere di respirare, di esistere, la percezione di sé diventa immediatamente una percezione globale, magari non totale, ma globale.

Per risvegliare questa consapevolezza globale, questa percezione luminosa e totale di sé, esiste la meditazione, l’esperienza diretta della non-mente, del silenzio.

In questo percorso condivideremo diverse tecniche “non mentali” che conducono a questa esperienza. Ma tutte le tecniche avranno lo scopo di portare le persone allo stato di “Jhana”, la presenza nel momento presente.

Se studiamo i discorsi pali, le più antiche fonti esistenti per la conoscenza dell'insegnamento del Buddha, scopriamo che "Chiunque volesse porre fine alla contaminazione mentale, causa di ogni sofferenza, dovrebbe - oltre a perfezionare i principi di comportamento morale e coltivare la solitudine - impegnarsi in Samatha e possedere Vipassanā". Quindi il sentiero indicato è quello in cui vengono portati Vipassanā e Samatha in equilibrio, ognuno a sostegno e a controllo dell'altro.

 

Ma cosa sono Vipassanā e Samatha?

 

Vipassanā e Samatha sono due qualità della mente che una persona può “allenare” o di cui può “essere dotato”, e che dovrebbero essere sviluppate insieme per raggiungere lo stato di totale assorbimento mentale, chiamato Jhana. Quest'ultimo sarebbe lo stato di totale Presenza nel quì e ora, infatti la parola pali, Jhana, ha il significato di "stato meditativo di assorbimento". Per raggiungere lo stato di Presenza nel quì e ora occorrerebbe andare oltre gli otto livelli di Jhana.

 

 

Diventa quindi evidente che Samatha e Vipassanā non sono percorsi separati di pratica, ma sono modi complementari di rapportarsi al momento presente: Samatha fornisce un senso di agio nel presente, Vipassanā una lucida visione degli eventi come realmente si verificano in se stessi.

 

 

Continua a piantare i tuoi semi, perché non saprai mai quali cresceranno.

 

Albert Einstein

 

 

Che cos'è la mindfulness ?

da: http://www.marcovicentini.it/Psicoterapia/Meditazione_e_Mindfulness_66_31.html#.VKF9IF4AKA


Negli ultimi quindici-venti anni, la comunità scientifica ha dedicato sempre più spazio e attenzione ad una antica pratica meditativa, la meditazione vipassana, in quanto mostra di possedere virtù benefiche per la salute, o, come diciamo noi occidentali, una notevole efficacia terapeutica per molti disturbi e problemi psicologici e fisici. Per cui la mindfulness si trova nella paradossale posizione di essere una delle tecniche psicologiche più antiche (oltre duemilacinquecento anni) e allo stesso tempo più avanzate.


Il termine "Mindfulness" è la traduzione inglese della parola "sati" che, in lingua pali, significa qualcosa come "ricordarsi", nel senso di "tenere bene a mente". Un po' come: "devo ricordarmi di fare la spesa", oppure "devo tenere a mente di dirlo a Giovanni". Ma, nel caso della mindfulness, si tratta di tenere a mente cosa? La risposta è precisa ed inequivocabile: bisogna tenere a mente di portare l'attenzione al momento presente. Al qui ed ora. A ciò che sperimentiamo in questo momento. Questo concetto è particolarmente importante nella tradizione buddista ed è collegato, come dicevamo ad un'antica disciplina meditativa chiamata "vipassana".


Da molti anni è oggetto di rigorose ricerche cliniche ed oggi viene inserita nei protocolli terapeutici ufficiali per molti disturbi e problemi, in particolare per la depressione, i disturbi di ansia e le sindromi dolorose. Sono stati dunque elaborati dei protocolli e delle modalità di intervento terapeutico che si basano sulla pratica della mindfulness.

I più noti sono la MBSR (Mindfulness Based Stress Reduction), la MBCT (Mindfulness Based Cognitive Therapy) e una ulteriore evoluzione che è l'ACT (Acceptance and Commitment Therapy). Ma numerosi ricercatori, clinici e studiosi stanno sperimentando nuove formule che integrino la mindfulness all'interno di un percorso con finalità terapeutiche. Qual'è la formula del successo che la mindfulness sta ottenendo nella comunità scientifica?

Mindfulness-Based Stress Reduction (MBSR)

Il programma MBSR è percorso per la riduzione della sofferenza psico-fisica (stress) basato sulla consapevolezza. È un programma che ha rappresentato negli ultimi venti anni una delle frontiere di quell'area di ricerca medica e psicoterapeutica chiamata nel mondo anglosassone integrative medicine o mind-body medicine, la quale vede corpo e mente come un unità che chiede di essere compresa senza rigide divisioni.


Un aspetto centrale del programma è l'insegnamento di un metodo "gentile" ma efficace che incoraggia il partecipante a sviluppare un profondo livello di ricerca e sperimentazione nell'applicare alla vita quotidiana la mindfulness (consapevolezza non giudicante, portata momento per momento) e strategie di gestione della fatica e della sofferenza (stress) basate sulla mindfulness. Ai partecipanti al programma viene insegnato come diventare più coscienti delle risorse in loro disponibili per mobilitarle in sostegno alla propria salute e benessere e per affrontare in modo diverso le condizioni di sofferenza (psichica e fisica).


Il programma è una via per scoprire un modo di essere e non solo una tecnica. Intende aiutare il partecipante a diventare più vividamente cosciente del respiro, del corpo, della mente, di tutti gli aspetti presenti nell'esperienza quotidiana della vita in modo da poter cominciare a prendersi più consapevole e profonda cura di sé.

Questo richiede da parte di chi partecipa una certa capacità di dedizione e di perseveranza allo scopo di sostenere l'auto-disciplina necessaria a una pratica quotidiana di esercizi di mindfulness. Se ciò può sembrare un impegno anche troppo gravoso, potrete probabilmente scoprire che si traduce anche in un momento che dà piacere ed energia.


Il programma MBSR è un programma scientifico sviluppato nell'ambito della medicina comportamentale dal prof. Jon Kabat-Zinn e i suoi collaboratori presso il Massachussets Institute of Technology. Sviluppato da oltre 20 anni (1979), è stato completato ad oggi da oltre 18.000 persone e viene proposto in più di 400 ospedali negli Stati Uniti e in Europa nel contesto della medicina integrativa.


Oltre ad essere l'esperienza pionieristica riconosciuta delle applicazioni cliniche e psicosociali della mindfulness, è il programma più studiato e validato dalla letteratura di ricerca e il più ricco di nuovi sviluppi. È stato inoltre inserito, per le sue potenzialità cliniche preventive e riabilitative , in programmi di intervento nelle carceri e nelle scuole, nelle organizzazioni al fine di affrontare molte delle problematiche legate allo stress, ossia alla sofferenza, sia fisiche che psicologiche.

L'MBSR e gli altri interventi mindfulness-based da questo derivati, tra cui in particolare l'MBCT (Mindfulness-Based Cognitive Theraphy), stanno inoltre incontrando un sempre maggiore interesse in ambito psicoterapeutico, sia di formazione cognitiva che analitica. L'MBCT è stato dimostrato efficace nel ridurre i rischi di ricaduta depressiva nei casi di Depressione Maggiore ricorrente attraverso diversi studi clinici scientificamente molto rigorosi.

Il presente

Il fulcro dell'insegnamento della mindfulness è l'attenzione al momento presente, ma si tratta un'attenzione speciale, che viene classicamente definita come attenzione non giudicante. Noi siamo abituati ad applicare giudizi ed etichette ad ogni cosa: questo è bello, questo è brutto, questo è giusto, questo è sbagliato, questo è buono questo è cattivo, questo si può fare, questo no.

L'attenzione non giudicante è, appunto, un'attenzione in cui si rinuncia deliberatamente ad applicare etichette e giudizi all'oggetto della nostra attenzione. Con la mindfulness ci si "allena" ad applicare un'attenzione pura, diretta, senza filtri, a ciò che è, nel momento in cui è, esattamente come viene percepito.

Ma perché è così importante l'attenzione non giudicante al momento presente? E perché questo tipo di allenamento ha degli effetti così benefici sulla salute? Per tre fondamentali ragioni:

  • Innanzitutto sappiamo che molto spesso rimaniamo ingolfati e bloccati dal passato, oppure travolti e spaventati da anticipazioni catastrofiche del futuro. Saper tornare al momento presente è dunque un modo molto semplice, diretto ed efficace per uscire dal coinvolgimento del passato e del futuro.

  • In secondo luogo, la pratica costante della mindfulness insegna a riconoscere la propria esperienza mentale in quanto tale, i pensieri, in quanto pensieri, le emozioni in quanto emozioni, le sensazioni fisiche in quanto sensazioni fisiche. Questo aspetto è particolarmente importante per la cura della depressione, dell'ansia e di altre manifestazioni psicopatologiche. Chi soffre di un problema psicologico, immancabilmente, tende a confondere la propria esperienza interiore con la propria realtà. Ad esempio, se ho il pensiero di essere incapace, posso convincermi che "sono incapace". Se penso di essere cattivo, posso convincermi di essere cattivo. Come si vede, in questi esempi scambio un mio pensiero con me stesso. In realtà i pensieri sono dei pensieri e la mia realtà è molto più grande dei miei pensieri.

  • In terzo luogo, essere ancorati al momento presente ci consente di aprirci alla nostra esperienza, e dunque anche all'esperienza del funzionamento della nostra mente, e del suo modo di interpretare, predire, concettualizzare, giudicare, del suo modo di legarsi alle cose o di cercare di fuggire, e quindi persino, del suo modo di creare sofferenza, con curiosità e consapevolezza. Ciò implica una conoscenza più estesa profonda di parti di noi stessi.

La pratica costante della mindfulness consente dunque di conoscere con precisione l'origine mentale della nostra sofferenza, di riconoscere l'attività mentale in quanto tale, apprendere a non dare tanto credito alle sue conclusioni, e di incrementare la libertà di azione e di scelta.

Le attività automatiche

Senza rendercene ben conto, a volte svolgiamo alcune attività in modo assolutamente automatico, senza prestarvi alcuna attenzione. Ad esempio, ti è mai capitato di guidare e di sobbalzare perché ti trovi in una strada diversa da quella dove volevi andare?

In questi casi è come se tu avessi guidato con il "pilota automatico". Il tuo pilota automatico ha preso il posto della tua guida consapevole e ti ha portato dove era stato programmato in precedenza per farlo. Ma la tua mente era altrove.


Allo stesso modo, ti è mai capitato di entrare in una stanza e di non ricordarti perché? E di chiederti: cosa ci faccio qui? E poi di ricordarti che eri entrato per prendere qualcosa? Questo accade spesso quando si è presi da altri pensieri, e si delegano alcune attività al proprio pilota automatico. Poi semmai dobbiamo fare un piccolo sforzo per ricordarci, come nel nostro esempio, a che scopo siamo entrati in quella stanza o, comunque, perché abbiamo fatto quella certa cosa.


Lo stesso accade a volte quando parliamo con qualcuno. La persona parla e noi pensiamo ad altro. E poi rispondiamo "in automatico", senza attenzione, giusto per non apparire distanti o maleducati. Siamo generalmente distratti e distanti quando svolgiamo alcune semplici attività quotidiane, come lavarsi (quante volte ti è capitato di pensare alle cose da fare, mentre fai la doccia o ti lavi i denti?), mangiare (quante volte ti è capitato di ingoiare un boccone senza sentire neanche il sapore?), o addirittura fare l'amore.

Ma i problemi cominciano sul serio quando il pilota automatico ci fa fare delle cose di cui dopo ci pentiamo o che proprio non vorremmo fare. Ad esempio quando siamo imprigionati da rituali ossessivi, quando siamo bloccati da sensi di colpa, da autorecriminazioni, da anticipazioni catastrofiche del futuro, da paure incomprensibili, impulsi "irrefrenabili". In queste circostanze diventa particolarmente importante ed urgente riprendere in mano la "guida" della nostra vita, sottraendola al pilota automatico che ci porta a fare esattamente, sempre, le stesse, identiche cose negative o distruttive.

Per iniziare ad approfondire

  • Mindfulness: elementi teorici e pratici per sperimentare la meditazione di consapevolezza

  • Giommi F., Il potere dell'attenzione. La prospettiva della mindfulness, in Bara B.G. (a cura di) Nuovo Manuale di Psicoterapia Cognitiva, Bollati-Boringhieri: Torino, 3 Vol, 2005.

  • Montano A., (2007) Mindfulness. Guida alla meditazione di consapevolezza Ecomind Ebook, Salerno.

  • Segal Z. V., Teasdale J.D., Williams J.M.G, Mindfulness-Based Cognitive Therapy for Depression. A New Approach to Preventing Relapse, Guilford, New York, 2002, (trad. it. Mindfulness, Bollati-Boringhieri: Torino, 2006)

Otto diverse qualità dell’esperienza mindfulness

La mindfulness, proprio grazie al suo svolgersi e procedere nel tempo ci fornisce l’accesso alle nostre risorse più profonde. La sua pratica assomiglia al coltivare un giardino: facciamo fiorire tenendo pulito il terreno, innaffiando, concimando in modo diverso a seconda delle stagioni.
Dal punto di vista della mindfulness questo corrisponde all’emergere di otto caratteristiche interiori che sono caratteristiche presenti in noi ma spesso coperte dal frastuono della vita quotidiana e dallo scorrere frenetico dei pensieri.

Riconoscerle assomiglia al lavoro di un buon giardiniere, che lascia fiori spontanei e coltivati e toglie ciò che soffocherebbe un rigoglio e una fioritura.

La prima caratteristica è il recupero della nostra capacità di stupirsi, di cogliere la novità e la freschezza di ogni esperienza, riconoscendo la novità anche nelle esperienze più consuete ed abituali. Riconnettersi a quel senso di curiosità e novità che è tipico della mente del principiante.
La seconda caratteristica è quella di accogliere le esperienze senza giudicarle. Il giudizio sulla loro adeguatezza, opportunità o natura – spiacevole, piacevole o neutra – finisce per diventare un filtro alla complessità della nostra esperienza e attiva aspettative positive o negative, lasciandoci sconnessi dall’esperienza stessa e dalla nostra percezione. Perciò praticare mindfulness è un gentile invito a non giudicare. Un invito, fermo e chiaro, che ci viene rivolto ormai, da più voci, sia nella pratica della meditazione che nell’area della psicologia.
Non giudicare significa anche, forse soprattutto, riconoscere le cose così come sono, nella loro natura nuda e cruda, e nella loro intima essenza.

Benché la pratica richieda disciplina e costanza, è necessario portarla avanti senza forzarsi, accettando pause, soste, perdite di consapevolezza, come momenti del nostro essere nel presente, così come siamo. Non sforzarsi significa imparare a declinare l’impegno, la motivazione con l’assenza di tensione verso un risultato prestabilito, accettando la semplice verità di essere proprio nel punto in cui siamo. Nulla di più, che comporterebbe sforzo, nulla di meno, che comporterebbe distrazione e perdita di consapevolezza.

Questo percorso, passo dopo passo, ci porta a sviluppare un naturale atteggiamento equanime: se il punto è semplicemente riconoscere dove si è, non c’è un luogo sbagliato, peggiore o migliore di un altro luogo. E ciò che avviene, che può apparire tragico in un momento e magnifico successivamente, o viceversa, è la spazio della nostra esperienza.

Questo atteggiamento equanime nutre una capacità di lasciar andare, di lasciare che le cose siano semplicemente così come sono, senza cercare di migliorarle, manipolarle o trasformarle. Un estensione dell’attimo presente si accompagna a questa qualità di lasciar andare che in fondo è un lasciar essere.In questo modo possiamo sviluppare le altre due caratteristiche della mindfulness: la fiducia nella propria esperienza e un atteggiamento compassionevole verso se stessi. Una fiducia che non significa autogiustificazione e manipolazione della verità ma piuttosto quella libertà che nasce dall’incontrare la propria verità e accoglierla con uno sguardo compassionevole…Lo sguardo del buddha che è in noi.

“Restate del tutto immobili e soli” (Franz Kafka)

Non c’è bisogno che usciate dalla stanza.

Restate seduti alla scrivania ad ascoltare.

Non ascoltate nemmeno, aspettate semplicemente.

Non aspettate nemmeno.

Restate del tutto immobili e soli.

Il mondo vi si offrirà liberamente.

Per essere smascherato, non ha scelta.

Rotolerà in estasi ai vostri piedi.

 


a cura di Nicoletta Cinotti

 


da: http://nicolettacinotti.net/otto-diverse-qualita-dellesperienza-mindfulness/


Cos'è la Felicità?

Felicità è realizzare i propri sogni, ossia le aspirazioni, perlomeno quelle più impellenti?

Oppure, felicità è condurre una vita relativamente agiata, con un buon lavoro, nonché concretizzare il corollario di situazioni che tutto ciò comporta?

Leggiamo, a tal proposito, due brevi citazioni di S.S. il Dalai Lama e del Maestro Thich Nhat Hanh.

 

 

La Via alla felicità

Credo che lo scopo profondo della vita sia la felicità. Dal più profondo del cuore del nostro essere, desideriamo la gioia.

Nella mia limitata esperienza, ho sempre riscontrato che più ci prendiamo cura della felicità degli altri, più grande è il nostro senso di benessere personale.

Coltivare una leale, generosa sensibilità per gli altri dona automaticamente sollievo alla nostra mente. Aiuta a rimuovere qualunque paura o insicurezza possiamo avere e ci dona la forza di far fronte a qualunque ostacolo. È la fonte principale di successo nella vita.

Poiché non siamo solamente creature materiali, è un errore porre tutte le nostre speranze di felicità esclusivamente sullo sviluppo esteriore.

La chiave è sviluppare la pace interiore.

(S.S. il Dalai Lama)

 

Cosa cerchiamo per essere felici?

Le condizioni per la nostra felicità sono già sufficienti, dobbiamo solo permetterci di vivere nel momento presente, e saremo in grado di toccarle.

Cosa cerchiamo per essere felici? Tutto è già qui. Non abbiamo bisogno di porre di fronte a noi alcun oggetto da raggiungere, credendo che finché non lo raggiungiamo, non saremo felici.

Quell’oggetto è sempre nel futuro e non potremo mai afferrarlo. Noi siamo già nella Pura Terra, nel Regno di Dio. Siamo già un Buddha.

Dobbiamo solo svegliarci e realizzare che siamo già qui.

(Maestro Thich Nhat Hanh)