Quale musica o suono usi durante un trattamento craniosacrale ?


Quali suoni usare (o no) durante una sessione craniosacrale ?

Su LINKEDIN c’è un gruppo di discussione “Cranio Sacral Therapy”. 2931 membri è il più numeroso che conosca. Una delle discussioni che hanno avuto più pareri-commenti é sull’uso della musica e per esteso dei suoni durante una sessione.

https://www.linkedin.com/groupItem?view=&gid=2761615&type=member&item=217772383&qid=c270766d-fed1-42c6-bdb7-7116c344ff98&trk=groups_search_item_list-0-b-ttl


Riassumo dei pareri e dei commenti più interessanti:

chi riferisce una play list che va da liquid mine alla fino alla Music for Cranio Sacral di Acama https://itunes.apple.com/us/album/music-for-cranio-sacral-therapy/id315586888

La musica dev’essere ovviamente senza parole e ritmi sincopati… è chiaro

chi dice che interferisce e distrae troppo

chi mette la scelta nelle mani del cliente

chi usa la musica solo come compendio dopo il trattamento

chi solo per coprire rumori molesti dall’esterno

chi ha un giardino con cascata e uccelli e non usa altro… (perfect, luky)

chi usa suoni della natura registrati, ma fuori dalla stanza per non averli così in primo piano

chi dice che c’è un suono specifico interiore per la quiete dinamica per la marea lunga o media e ed è quello che va ascoltato nel e dal cliente…. allora lo spazio sonoro esterno deve essere neutro, il più possibile ( condivido)

chi riferisce che Upledger talvolta lavorava con un violoncellista che si sintonizzava con il processo di guarigione e i suoni interni del cliente …. L’esperienza era molto gradita…

chi ovviamente considera lo stimolo come “condizionante” e include la consapevolezza e l’accordo del suo utilizzo nel dialogo terapeutico con il cliente

Viola Frymann anni fa aveva un pianista a disposizione che suonava musica classica appositamente e individualmente selezionata da lei nel modo che le sembrava più appropriato.


Maderu Pincione: il suono o frequenza vibratoria più appropriata è secondo me lo scorrere dell’acqua. Credo che R. Steiner avesse definito il “rumore” dell’acqua che scorre, delle fonti dei ruscelli etc, il suono, la voce degli angeli. L’acqua che scorre in MODO RITMICO in quella che vedete nel video qui sotto ripercorre la forma di una LEMNISCATA in quel contenitore chiamto Forma di Flusso, FLOW FORM. Inventate dall’architetto antroposofo John Wilkes con sistema per purificare e vitalizzare l’acqua e l’ambiente. Nel suono dei video che seguono potete farvi un’idea dell’effetto, nella realtà e diverso, naturalmente neutra e pur vitale presenza vibratoria. Chiedo ovviamente al cliente se è gradita e generalmente lo è. (sulla neutralità sonora, un’episodio. La Flowform era in funzione in palestra durante una lezione di chitarra di un maestro del conservatorio. Chiesi, volue che la spenga, mi rispose, no anzi mi crea un piacevole sottofondo ritmico, su cui posso svolgere la mia lezione.) Si può aggiungere un’essenza all’acqua e lo stesso movimento la diffonde.


http://www.craniosacrale.it/blog/risorse/craniosacrale-e/quale-suono-usare-durante-una-sessione-craniosacrale/


AFFERENTE VERSUS EFFERENTE


Afferente e o efferente ? una questione semantica per un glossario della biodinamica craniosacrale


a cura di Paolo Maderu Pincione


Capacità di palpazione afferenti. Dal Glossario dei termini usati nei training di Biodinamica, basati sul modello della Marea Lunga di Michael Shea. Le mani dei praticanti sono afferenti (sensoriali) per la maggioranza del tempo quando sono in contatto con il cliente. Sono anche mani ricettive. Un elemento di base delle mani ricettive è che si trovano più in estensione che in flessione in contatto con il cliente. Generalmente le mani percepiscono l’attività biodinamica e biocinetica come si manifesta alla superficie della pelle, nel cliente.

Nel linguaggio della Osteopatia Biodinamica in Campo Craniale fondata da J. Jealous vien usato il termine di palpazione-contatto afferente. Citiamo da John M. McPartland, DO che riferisce: Per rilevare i poliritmi e il Corpo Fluido l’operatore deve aumentare la propria attività “afferente” e ridurre quella “efferente”. In altri termini, deve porre l’enfasi sulla ricezione piuttosto che sulla trasmissione. Altrettanto diverso che ascoltare la radio oppure parlare al cellulare. Persino “fondere le mani con la testa” può essere eccessivamente efferente. Indirizzare le forze efferenti su un paziente crea una sensazione confusa di “io-tu”. Per rilevare la Lunga Marea e il ritmo da 2e1/2 cicli al minuto è necessario de-facilitare il sistema nervoso centrale dell’operatore (Jealous 2001)

Ora i termini Afferente e al contrario Efferente sono termini usati in anatomia in relazione alla diversa funzione dei nervi.



Afferenti sono gli impulsi nervosi che dalla periferia mandano lo stimolo al cervello (centrale). Sono stimoli sensoriali, organizzati in recettori e lungo la colonna attarverso i gangli dorsali. La stessa visione è afferente, uno stimolo arriva alla retina passa al nervo ottico e raggiunge la corteccia occipitale dove vien de-codificato.
Allora potremo dire che il cervello è afferente nei confronti degli stimoli, li riceve.

Efferente è nei nervi ciò che porta fuori, dal centro alla periferia, è lo stimolo motorio. Efferente è anche un vaso un condotto che conducono fuori. Lo schema qui dà proprio un verso alla direzione dello stimolo lungo il sistema nervoso periferico.

C’è anche un significato che deriva dall’origine latina dei termini:

Afferente: afferens, afferre, alcuni dicono ad-ferum, dove ad è preposizione di direzione di moto, verso, fino a;
-ferum che vuol dire che porta, pensate quante parole lo contengono (calori-fero, sonni-fero, frigori-fero, etc etc)

Allora se il mio contatto è Afferente, e sì, lo so, sto interpretando, ma ho fatto così tante lezioni, conferenze discorsi in questo senso che mi sento di dover condividere almeno il dubbio, se il mio contatto è Afferente, io vado verso l’altro ed è facile fare, immaginare il gesto.


Funziona, la definizione originata da Jealuos, solo se io come praticante, operatore, terapista, etc mi immedesimo nel cervello (del cliente) allora sì sono Afferente, raccolgo gli stimoli.



Allora potremmo, in una definizione che vuol più semplicemente dire che siamo in un ascolto recettivo, che NON interferisce, potremmo definirci Efferenti.
Efferente dal latino efferens, efferre, alcuni dicono da ex-fero dove ex è la preposizione di “da, fuori, via” dove io come praticante, operatore, terapista, etc ricevo semplicemente quello che viene fuori da….

Al di là della confusione semantica a cui pur teniamo e che ci serve per definirci sempre meglio, appunto, nella realtà della relazione basata sulla biodinamica craniosacrale l’operatore riceve i segnali che il sistema respiratorio del cliente gli manda.
La condizione è di neutralità, di omeostasi o come viene altrimenti detto all’interno di un vero e prorpio cambiamento olistico del cliente (F.Sills).
La capacità “terapeutica” di orientarsi alla benessere e non alla malattia o al disagio, la capacità di riconoscere ciò che è espressione della salute e non delle forse traumatiche, la intima connessione con la dimensione di Quiete dell’operatore e la sua fiducia nel Respiro Vitale, etc etc
Qui stanno appunto le abilità nel contatto con le forse Intriseche che Afferiscono ed Efferiscono nel sistema nervoso del cliente, e non solo.



http://www.craniosacrale.it/blog/risorse/blog/afferente-versus-efferente/

Il piano innato dell’essere – parte prima

tratto dal libro di Michael Shea, “Terapia Craniosacrale Biodinamica”

http://www.craniosacrale.it/blog/disciplina/principi/il-piano-innato-dellessere/

NOTA: Il titolo originale del capitolo 16 è “The Inherent Plan of Being” e abbiamo tradotto Inherent, che vuol anche dire inerente, intrinseco, con innatoper dare un maggior senso di appartenenza incarnata nella biologia del “piano dell’essere” (n.d.e.), Nelle varie traduzioni si alterneranno Intrinseco Inerente Innato.

Il Respiro Vitale è la scintilla della creazione. Non si muove, ma causa il movimento. È atemporale, ma è sempre presente all’inizio dell’inspirazione Primaria. Sutherland l’ha paragonato non solo ad una scintilla ma anche ad una lama di luce, come l’improvviso lampo di luce di un faro, o alla luce in generale. Non ha direzione, ma dà una direzione all’evoluzione della vita. È il fattore di comunicazione nellimpulso creativo dell’incarnazione, che parte dal potenziale della quiete. Imprime il piano innato dell’essere nei fluidi dell’embrione. Poi genera la totalità della Respirazione Primaria che accende la forma del corpo e le funzioni dei nostri sensi, dei sentimenti, delle emozioni e dei pensieri in relazione con il piano innato dell’essere. Anche nel trauma più severo è possibile percepire il piano innato dell’essere. Il piano innato dell’essere significa compassione e moralità.Per compassione intendo il desiderio di vedere tutti gli esseri liberi da ogni genere di sofferenza. Per moralità, intendo lo sviluppo morale come linea evolutiva fondamentale degli esseri umani che culmina in un atteggiamento altruistico di preoccupazione e amore per tutti gli esseri senzienti, col profondo desiderio che tutti siano felici e conoscano la fonte della felicità. Insieme con questa compassione, si può riconoscere il piano innato dell’essere nel cliente grazie alle qualità di chiarezza, apertura e calore umano(Wegela, 1988), oltre che desiderio, semplicità e coraggio(Podvoll, 1983).



CHIAREZZA.


Il primo effetto del piano innato dell’essere è la chiarezza. La
chiarezza si riflette direttamente nella trama, nella natura essenziale dell’esperienza di vita. La trama dell’esperienza appare vivida e piena. C’è più luce nell’esistenza. Siamo abituati a valutare le sensazioni come positive o negative. Il sistema limbico del cervello assegna un valore agli stati emotivi. Questo attribuire un valore a sensazioni, pensieri, immagini ed emozioni, è spesso condizionato dagli effetti di shock e trauma trattenuti nel corpo. Attraverso quell’acqua torbida, l’operatore riesce a cogliere barlumi della luce che mai si spegne anche nel più malridotto dei clienti. Un cliente così ha sempre momenti di notevole intuizione sulla vita e sul suo dilemma. Quella luce è presente fin dal primo istante del concepimento e dipende dalla Respirazione Primaria. Chiarezza è anche il modo in cui una persona percepisce l’attività della propria mente. La mente contiene numerosi pensieri. Quali che siano, sono solo pensieri. Tutti i pensieri hanno lo stesso valore – che è uguale a zero. Siano pensieri tristi o lieti, la struttura sottostante è sempre la stessa. Non vengono da nessuna parte, non dimorano in nessun luogo, non vanno da nessuna parte. La chiarezza è il modo più semplice di comprendere che le cose sono come sono, senza aggiungere niente, come sentimenti o emozioni, alla nostra esperienza. La chiarezza consiste nel riconoscere la qualità o il carattere essenziale del momento presente. In questo senso è molto concreta ed essenziale. È la capacità immediata di cogliere l’intero come maggiore della somma delle sue parti. Il piano innato dell’essere non aspira al cambiamento. È il cambiamento. È l’atto di creazione che si ripete in ogni momento della nostra vita, mentre diventiamo ciò che siamo come esseri umani completi. Se l’operatore presta ascolto al piano innato dell’essere, questo si rivelerà nell’atteggiamento del cliente nel processo di guarigione. Noi ascoltiamo attentamente il modo in cui i clienti raccontano la loro esperienza tra una sessione e l’altra, cercando il senso globale. Scoprendo le nostre proiezioni sui clienti e il nostro desiderio che cambino, forse possiamo ascoltare la storia dei clienti ed essere testimonidella loro luce e della loro ombra. Anche quando sono molto stressato o sto male, posso gettare uno sguardo fugace o intuire il mio dilemma. Queste fugaci intuizioni avvengono continuamente, ma si perdono nella struttura frenetica della mente, con tutta la sua velocità e la sua inerzia. Lo stesso accade al cliente che cerca la terapia craniosacrale biodinamica. Con la percezione degli effetti del piano innato dell’essere il cliente apre una finestra da cui vedere con maggior chiarezza. La Respirazione Primaria è come accendere una luce improvvisa sul lato oscuro dei problemi del cliente e questo illumina il suo piano innato dell’essere. Il cliente dovrà scoprirlo con i suoi tempi, non può essere l’operatore a mostrarglielo. Si può condurre un cliente fino all’acqua, ma non si può costringerlo a bere dal pozzo della vita.

APERTURA

Il secondo effetto del piano innato dell’essere è l’apertura. È la capacità di adattarsi ad ogni esperienza di vitamomento per momento, giorno per giorno, e vivere le emozioni senza identificarsi con le emozioni. Un eccesso di identificazione con i pensieri, i sentimenti, le emozioni, sacrifica la spaziosità e produce claustrofobia, e questo causa l’accelerazione di una mente irrequieta e confusa. L’apertura è l’antidoto, e crea spaziosità. Significa che qualsiasi cosa si presenti alla mia mente posso vederlo e percepirlo per quello che è. È la capacità di entrare in rapporto con la vita così com’è. Niente viene respinto. Si tratta di accettare piuttosto che rifiutare. L’apertura ci permette di essere testimoni dell’esperienza, invece di restarci invischiati. Il testimone imparziale cresce dentro di noi come un osservatore distaccato o saggio. Questo saggio mantiene un punto di vista neutrale, una giusta distanza dal movimento della mente e del corpo. La reazione al dolore è la stessa della reazione alla gioia – spaziosa, come un vecchio cane sdraiato al sole sulla veranda nella calura estiva ad osservare il mondo. È un adulto maturo che sa osservare l’ondeggiare della mente senza lasciarsi trascinare dalle sue ossessioni. Se so accostarmi ai miei fallimenti con lo stesso atteggiamento con cui accolgo i miei successi, allora posso mantenere equilibrio e imparzialità. C’è un modo di dire buddista a proposito di una mente irrequieta: “Non far entrare il maiale in casa.” Se lo fai, poi è difficile cacciarlo via. Il maiale rappresenta i pensieri. Sapendo quali pensieri sono penosi, si ha maggiore possibilità di sapere quando chiudere la porta al maiale. Chiarezza e apertura sono entrambe disponibili anche nel cliente che ha subito un trauma. Il terapista ha la possibilità di entrare in risonanza con queste qualità e di rafforzarle. Lo fa grazie al semplice contatto con la quiete e il silenzio nel proprio corpo e nella mente. Il semplice contatto nasce dalla quiete e dal silenzio. Il terapista presenta la quiete e il silenzio con il proprio stato mentale e fisico. Il semplice fatto che il cliente abbia preso questo appuntamento dimostra che è aperto e disponibile al piano innato dell’essere.

CALORE UMANO

Il terzo effetto del piano innato dell’essere è il calore umano. Il calore è un elemento della compassione. Il calore umano è auto-diretto. Per sviluppare la compassione, l’operatore comincia a generare calore e accettazione verso le proprie manchevolezze e quelle altrui. Il compito è quello di accogliere amichevolmente qualsiasi cosa la vita ci presenti. È estremamente importante sviluppare simpatia verso la propria esperienza personale. Questo non va confuso col piagnucolare e il lamentarsi. Lentamente, facendo amicizia con la nostra vita interiore, portiamo calore alla nostra depressione, all’ansia, all’ira, alla rabbia, all’odio e alle radici della nostra anima. Quando cominciamo a sperimentare questo calore con noi stessi, questo ci aiuta a entrare in relazione con il tremendo dolore e la confusione che è comune a tutti gli uomini. La nostra propria sofferenza ha una possibilità di sciogliersi grazie all’ accettazione di sé. Invece di rimuovere il dolore del cliente, o il proprio dolore, gli operatori imparano a restare sul limite dell’esperienza. I limiti si trovano nel respiro, nei pensieri, nei comportamenti e nella disciplina del corpo ecc. Fare spazio per la paura significa in effetti non aver paura. Tale mancanza di paura non è tanto assenza di paura quanto un atteggiamento non aggressivo. Noi smettiamo di combattere noi stessi. Ciò richiede che il terapista sacrifichi parte della propria vulnerabilità e dell’orgoglio (ego). Il sacrificio consiste nella volontà di scrutare attraverso la nostra paura e rabbia invece di tentare di soffocarle. Senza questo sacrificio, diceva uno dei miei insegnanti, il tentativo di aiutare gli altri sarebbe solo stupida compassione. Ogni volta che il cliente ritorna, l’operatore deve cercare di cogliere nel cliente i segni del calore verso se stesso. Il lavoro biodinamico non consiste nell’alleviare i sintomidel cliente – questo è solo un buon effetto collaterale del trattamento; il compito è piuttosto quello di sentire quando il cliente comincia a manifestare una diversa percezione del suo problema, una diversa prospettiva. Questo cambiamento di prospettiva comincia con un senso di calore verso se stesso anziché di rassegnazione.

continua “desiderio”, “semplicità” e “coraggio”



La meditazione nel BCS

Nell’approccio Biodinamico si riconoscono quelle forze creative che sottostanno e precedono i principi della genetica e che sono espressione di una Intelligenza fondamentale presente nell’universo. Viene dunque adottato “un punto di vista che riconosce che la vita è un mistero, che tutte le forze e le forme originano in un presente infinito, che la guarigione è una funzione di queste forze al lavoro dentro e attorno al sistema umano, e che la guarigione può avvenire solamente nel momento presente del tempo.” (Sills, 2011).
I punti fondamentali dell’approccio biodinamico possono essere riassunti nei seguenti:
• abilità dell’operatore di assestarsi in uno stato dell’essere (neutralità dell’operatore);
• comprensione del campo di relazione (neutralità della relazione);
l’emergere del cambiamento olistico nel sistema (assestamento del sistema, neutralità.
Nell’approccio Biodinamico non c’è molto che l’operatore faccia in termini di applicazione di tecniche, ma c’è molto che fa a livello di sviluppo delle capacità percettive e di presenza e dello spazio che contiene.
Al cuore della pratica clinica troviamo (Sills, 2011; Sumner & Haines, 2010):
• lo stato di presenza dell’operatore;
• la capacità di ascolto aperto: non aver fretta di sapere; non volere che accadano cambiamenti; non preoccuparsi dei risultati;
• la capacità di generare un campo relazionale chiaro, definito e sicuro;
• lo sviluppo della percezione;
• l’abilità di orientarsi* verso e di percepire le forze e i processi sottostanti all’organizzazione del sistema umano, in specifico le maree e la quiete;
• l’abilità di conversazione con il sistema;
• la capacità di riconoscere il “cambiamento olistico”;
• la capacità di lavorare con il “piano di trattamento intrinseco”;
• la capacità di stare in relazione con tutto quanto precedentemente detto, in modo accettante, non giudicante, ricettivo

LA MEDITAZIONE, LA BASE PER UN APPROCCIO BIODINAMICO
Dalla meditazione Mindfulness (Kabat-Zinn, 1990) riprendiamo 7 principi che riteniamo fondamentali nel processo di apprendimento e in quello della pratica come operatori.
SOSPENSIONE DEL GIUDIZIO: meglio che possiamo, lasciamo andare la valutazione bene- male, giusto-sbagliato, mi piace-non mi piace. Sospendo i giudizi e vedo cosa osservo. Sospendere i giudizi non vuol dire reprimerli: se ci sono, è importante che me ne renda conto.
PAZIENZA: l’apprendimento ha un suo naturale tempo di maturazione.
MENTE DI PRINCIPIANTE: ogni volta ci apriamo alla pratica come fosse la prima volta.
FIDUCIA: sviluppare fiducia nelle proprie esperienze e nelle proprie sensazioni.
NON CERCARE RISULTATI: limitiamoci a seguire il processo. Se il sistema è contratto, non cerchiamo di liberarlo: stiamo con la contrazione, apprezziamo la Salute che la guida, invitiamo spazio. Il movimento di rilassamento arriverà da solo e con i suoi tempi. Ogni cambiamento passa dall’accettazione delle cose così come sono.
LASCIAR ANDARE: se ci accorgiamo di essere contratti, lasciamo andare; se ci accorgiamo che stiamo giudicando, lasciamo andare; se ci accorgiamo che siamo pieni di dubbi, lasciamo andare; se non riusciamo a lasciar andare, lasciamo andare il tentativo di lasciar andare.
ACCETTAZIONE: intesa come disponibilità a vedere le cose come sono (non devono per forza piacerci, per poterle accettare).

“E’ nell’abilità di stare quieti ed ascoltare che la verità del sistema umano dispiega i suoi misteri. Mentre ascoltiamo, un’umiltà vera emerge mentre incontriamo l’imponente e grandiosa Intelligenza all’interno del sistema umano.”

Franklin Sills (2001)

I principi del Craniosacrale, ovvero del Sistema Respiratorio Primario

modello craniosacraleIl sistema Craniosacrale è una denominazione che deriva soprattutto da John Upledger che negli anni ’70 la coniò insieme alla cosiddetta Cranio Sacral Therapy. La denominazione di Sistema Respiratorio Primario, come sistema fisiologico, è molto più appropriata e più ampia, include le forze biodinamiche, biocinetiche e biomeccaniche che agiscono nell’organismo vivente fin dalla sua fecondazione.

Quindi la Respirazione Primaria include le forze vitali e naturali che emergono dallo sviluppo embrionale e hanno, secondo l’embriologo E. Blechschmidt, caratteri biodinamici, biocinetici e biomeccanici. Questi tre tipi di forze sono come gli strati dei movimenti dell’oceano, le onde superficiali mosse dal vento e incostanti del Impulso Ritmico Cranico o Ritmo Craniosacrale, i movimenti più profondi di Marea Media che si trovano sotto e che appartengono al corpo dei fluidi come un tutt’uno, e la corrente di fondo, ancora più globale della Marea Lunga che include tutto l’oceano e lo attraversa.

Le qualità che permettono la relazione con il Sistema Respiratorio Primario sono innanzitutto qualità che dipendono dalla presenza dell’operatore e dalla sua capacità di incarnare (in inglese il termine Embodiment rende bene questo principio) una dimensione di Interezza e di Presenza.
Per
Interezza intendiamo la nostra globalità non frammentata, l’esperienza biologica dello Zigote, l’essere umano unicellulare, così come la potenziale integrità che trascende le singole parti e ci restituisce un senso di totalità. Sembra un concetto filosofico, ma nella dimensione craniosacrale è parte centrale dell’esperienza corporea incarnata.
Per
Presenza intendiamo l’essere presenti a sè stessi, sapere dove si è, senza giudizio alcuno nell’accettazione dello stato presente, appunto. E’ una dimensione meditativa declinata in tutte le tradizioni, da più di duemila anni, fino alla più recente definizione di Mindfulness,. Da queste qualità dell’operatore emerge una dimensione relazionale che il termine Empatia definisce bene: viene dal cuore, dal sostegno, dalla compassione, dalla condivisione e dalla sicurezza. La dimensione Efferenteè anche una delle principali qualità del tocco, che non agisce ma riceve informazioni cercando in tutti i modi di non fornirle, è la stessa idea del “non fare” che evidenzia il ricevere o ancor meglio l’essere ricevuti o attraversati (dal Respiro della Vita).

La dimensione dello Spazio è il contenitore e il luogo interno ed esterno al corpo stesso che accoglie operatore e cliente. Essere orientati allo spazio è la qualità che parte dai Fulcri,i punti fermi intorno ai quali ogni movimento si realizza. La Quiete Dinamica sottostante è la dimensione formativa. Come il suono emerge dal silenzio, la luce dall’ombra, il Movimento e Forma emergono dalla Quiete. La quiete è la dimensione in cui può avvenire il vero cambiamento, la dimensione originaria. Oltre la Quiete J. Jealuos ci descrive altre due dimensioni sottostanti, il Vuoto che rappresenta lo spazio dello sconosciuto, del mistero e delle possibilità e la Salute, che è sempre presente, quale principio creatore universale.


da: http://www.craniosacrale.it/blog/blog-sacrocraniale/i-principi-del-craniosacrale-ovvero-del-sistema-respiratorio-primario/


IL GUARITORE

“Un guaritore non è veramente un guaritore, perché non c’è niente che lui faccia.

La guarigione accade attraverso di lui, lui deve solo annullarsi.

Essere un guaritore significa proprio non essere.

Meno ci sei tu, meglio la guarigione può accadere.

Più ci sei tu, più il passaggio è bloccato.

E’ Dio, o il Tutto, o comunque tu preferisci chiamarlo, il guaritore. Ed è la totalità a guarire.

Una persona malata è semplicemente qualcuno che ha creato dei blocchi tra sé e il Tutto, c’è una sconnessione.

La funzione del guaritore è di riconnettere.

Ma quando dico che la funzione del guaritore è di riconnettere, non intendo che il guaritore debba fare qualche cosa.

Il guaritore è solo una funzione, chi fa è Dio, il Tutto.

Allora guarire diventa quasi un’esperienza di preghiera, un’esperienza di Dio, dell’Amore, del Tutto.”


Osho

LA LINEA MEDIANA

Torniamo indietro a quello che generalmente viene considerato l’inizio della nostra esistenza, quando siamo concepiti, prendiamo forma e poi iniziamo il nostro viaggio per diventare un embrione completo.
Quando iniziamo a creare questa perfetta risposta alla vita, la prima funzione identificabile è la linea mediana.
La linea mediana è la nostra prima funzione.
E’ molto interessante notare come poi questa linea mediana sia nascosta dentro le ossa della colonna vertebrale e dentro le altre aree segmentate del
sistema scheletrico.
La linea mediana è la quintessenza della funzione. E’ la funzione più essenziale della nostra vita e del nostro essere, della nostra capacità di generare e della nostra guarigione. Senza di essa non potremmo nemmeno esistere, ancor meno quindi fare qualsiasi progresso verso una normale relazione con la nostra salute.
Iniziamo con il disco embrionale. Se prendete un foglio di carta e una matita e disegnate qualcosa che assomigli a un uovo, avrete il disegno di un ovale. Questo disegno rappresenta il disco embrionale. Il disco embrionale non è un piatto: non è fatto di legno, né di porcellana. Non è un vero piatto: è un
protoplasma che ha una forma, è un fluido elastico.
Non è un liquido, è la sostanza fondamentale della vita. Noi tutti siamo fatti di protoplasma.
Questo campo protoplasmatico di forma ovale, che è una stupefacente sostanza vitale, ci servirà durante tutta la nostra vita per la guarigione e per creare internamente nuove cose per noi stessi.
In questa matrice di protoplasma, dentro questo fluido elastico, qualcosa incomincia a vibrare nel centro.
Questa vibrazione nel centro del disco embrionale diventa la traccia primitiva. Piuttosto delle parole
“traccia primitiva” o qualsiasi altra parola usata, è importante vedere che questo liquido – questa
sostanza fondamentale indifferenziata che può diventare qualsiasi cosa – è il nostro inizio.
E’ semplicemente fantastico pensare che questa forma senza forma può diventare qualsiasi forma.
All’interno di questo campo fluidica incapsulato, qualcosa inizia a vibrare. E’ un fluido dentro al fluido.
Immaginiamo che il disco embrionale abbia una profondità.
Qualcosa inizia a vibrare nel centro – una linea, un campo bioelettrico forse, un fluido nel fluido, o una potenza. Qualcosa comincia a vibrare.
Questo avvenimento è così sorprendente che risulta facile vederlo semplicemente come un fatto: “Oh, si, è la linea mediana.”
Non è questo che mi interessa. Non vorrei che perdeste l’evento. Non vorrei che perdeste il fatto che la linea mediana sta ora funzionando in tutti noi. Senza di essa non avremmo forma, né funzioni, né struttura e nessun punto di orientamento per la nostra consapevolezza. Persino la nostra percezione
ha una relazione con questa linea mediana.
Vorrei essere molto attento a definire fin d’ora che la linea mediana non è un campo elettromagnetico.
La linea mediana è una quiete dinamica attraverso cui e in cui avviene un’accensione, e da quell’accensione deriva il campo bioelettrico che si trova intorno alla quiete della linea mediana.
L’aspetto più elevato e profondo della linea mediana è la sua quiete dinamica nel centro.
L’intera linea mediana funziona come un singolo fulcro.
Vorrei essere certo di non portarvi a pensare che questo fluido nel fluido, questa potenza o questo campo bioelettrico che vediamo sia la linea mediana.
Questo è un effetto della linea mediana. E’ l’”energia”, se volete usare questo termine, che si trova intorno alla quiete della linea mediana. La line mediana è una forma di quiete.
Abbiamo il disco embrionale, questo protoplasma, e dal nulla, letteralmente dal nulla, qualcosa comincia a vibrare, inizia a muoversi. Qualcosa appare e questo qualcosa è un campo bioelettrico. E’ come se ci fosse una voce che dice: “ ostruiscilo intorno a questa linea”. E’ come un’iscrizione scolpita nella terra di nessuno del protoplasma indifferenziato.
Si è formata una linea, è stato creato il centro. La linea non si è formata per effetto del campo genetico; nessuno sa da dove viene. La voce che parla non è la voce del concepimento, ma la voce dell’eternità. Viene da un’altra mente, da un altro luogo, da un luogo che probabilmente
non ha né causa né effetto. E’ un luogo in cui probabilmente non riusciremo ad entrare intellettualmente. Tutti gli organismi in natura hanno questa linea di orientamento, tutte le cose viventi ce l’hanno. Questa linea di orientamento è apparsa in tutte le strutture e le funzioni viventi fin
dall’inizio dei tempi.
Questa linea mediana è parte del miracolo della vita, è antica, non appartiene a noi, non è parte della nostra individualità, ma ci permette di avere una individualità.
Non è la “mia” linea mediana, era già presente prima che la mia vita iniziasse. Fa parte del continuum e della saggezza del mondo naturale di milioni e milioni di anni. La causa non è una forza genetica, ma l’intenzione misteriosa, onnipresente di una mente più vasta, senza causalità.
Voi, io e tutto il resto è stato formato, abbiamo ricevuto una forma. i è stata data una forma ed una consapevolezza perché tutto è intessuto intorno al centro di quiete della linea mediana. Quando siamo nel nostro centro possiamo capire l’origine della linea mediana.


Fonte: Scuola di Craniosacrale Milano

di Jim Jealous

Meditazione, il Craniosacrale & la Mindfulness

Chiara Zanchetta



Nei nostri programmi sui training di disciplina Craniosacrale (CS) evidenziamo in neretto: la pratica della meditazione è parte integrante del corso.

Quando insegno CS spesso dico: fondamentalmente mi piace il CS perché mi permette di praticare meditazione.

Gli spazi di meditazione che conduco all’inizio delle lezioni per me sono il cuore di tutto quello che viene dopo.

E quando parlo di meditazione, tendo a sottintendere la meditazione seduta. D’altronde, nella pratica CS stiamo seduti.

 

La mia pratica personale è la Vipassana e uno degli insegnanti a cui faccio riferimento è Corrado Pensa.

 

Dice Corrado Pensa (1996) che per fare “una meditazione seduta occorrono alcuni ingredienti essenziali, quali:

  • l’intenzione di fare una seduta di meditazione;
  • la libertà di movimento nell’ambiente circostante, che per lo più è la nostra abitazione;
  • la fiducia in quello che si sta facendo;
  • l’attivare quella parte di noi che è motivata a fare meditazione.

Tutto questo infonde un senso di libertà.”

 

Parallelamente, per fare una seduta di CS occorrono elementi analoghi:

  • l’intenzione di fare una seduta di CS;
  • la libertà di movimento in un ambiente, il nostro studio o uno spazio a casa adibito a questo;
  • la fiducia in quello che si sta facendo;
  • l’attivare quella parte di noi che è motivata a fare la seduta CS.

Tutto questo ci infonde un senso di libertà.

 

Sempre Corrado Pensa (2008), parla dei 5 impedimenti della pratica. Anche questi, valgono tanto per la meditazione quando per il CS.

  1. Desiderio-attaccamento: desiderare che le cose siano in un certo modo (di solito positivo), attaccarsi a un’esperienza che troviamo piacevole. Nel CS anche voler sentire in un certo modo, volere che il sistema risponda in un certo modo, voler rimanere in quello spazio piacevole in cui la Respirazione Primaria si esprime al meglio e qualcosa di magico sembra accadere…
  2. Avversione: non volere che le cose siano in un certo modo, voler cambiare ciò che è a tutti i costi. Nel CS anche non volere che il sistema del nostro cliente sia così condizionato, non volere attendere per tempi così lunghi, non volere questa tensione, voler cambiare l’espressione del sistema…
  3. Torpore-sonnolenza: si può manifestare come distrazione, ma anche noia, disinteresse, e vero e proprio stato di torpore e sonnolenza.
  4. Irrequietezza: è la mente che corre da tutte le parti. Ma anche correre dietro a qualsiasi cosa si manifesti nel sistema, perdendo continuamente il contatto con la nostra neutralità.
  5. Dubbio: è anche sospetto, diffidenza. Anche mancanza di fiducia in quello che facciamo, in noi stessi, o mancanza di fiducia nella Marea.

Tutto questo ci allontana dallo stare in contatto con l’espressione della Respirazione Primaria. Ci impedisce di essere presenti all’altro.

 

E poi Corrado (2008) ancora ci parla dell’importanza dello studio nella meditazione. Così pregnante anche per lo studio nella disciplina CS. “E’ facile – se lo studio non è fondato sulla pratica – cadere in una rigida identificazione con il punto di vista” dell’autore “e nell’identificazione con il nostro punto di vista sul punto di vista” dell’autore. “(…) gli insegnamenti vanno applicati, messi in pratica e poi dissolti, quasi dimenticati. Per dirla con il senso comune, deve succedere a un certo punto che gli insegnamenti, una volta assimilati e fatti propri attraverso lo studio e la pratica, circolino addirittura senza parole, oppure attraverso una nostra personale riformulazione.” Dunque, senza attaccamento, si può “accedere in maniera dolce e graduale” a una “modalità di studio diversa dalle altre”: “Lo studio per nutrire la pratica: studio-applico, applico-studio, studio-applico, applico-studio, e così via.” Lo studio “ci colpisce, ci sveglia, allora ci dona un’ispirazione, una spinta particolare verso la pratica. La pratica, a sua volta, è indispensabile per comprendere quello che studiamo.”

 

In questi ultimi anni ho approfondito una pratica di sviluppo della consapevolezza che si chiama Mindfulness. Con il termine Mindfulness viene indicato un particolare tipo di consapevolezza, quello stesso tipo che viene coltivato con la Vipassana. Mentre la Vipassana è una pratica buddhista, la Mindfulness è una disciplina che volutamente si distacca da un ambito spirituale. Come dice Kabat-Zinn (2002) “La mindfulness è l’aspetto centrale delle pratiche buddhiste di meditazione, ma la sua essenza è universale”.

La pratica della Mindfulness è stata da Kabat-Zinn articolata all’interno di un programma per la riduzione dello stress (Mindfulness based stress reduction MBSR) circa 30 anni fa. E’ un programma in 8 settimane che permette anche a chi non abbia mai fatto meditazione di iniziare a sviluppare una consapevolezza e presenza mentale che risulta profondamente benefica per affrontare le situazioni difficili, dalle più semplici alle più complesse, che tutti incontriamo nella nostra vita. Viene innanzitutto sviluppata la consapevolezza del corpo, utilizzando anche esercizi di derivazione yoga, poi quella dello spazio del cuore e delle emozioni, per arrivare allo spazio della mente e dei pensieri.

 

Grazie a una grossa mole di studi scientifici ea un buon numero di validazioni, la Mindfulness è oggi una disciplina in grande espansione. Il programma MBSR viene utilizzato in molti ambiti, data la sua comprovata azione benefica nella riduzione dello stress, del disagio e di sintomi medici e psicologici. Viene applicato in campo psicologico e psicoterapeutico (per la riduzione di stress, ansia, per la gestione dei conflitti interni ed esterni, per la prevenzione delle ricadute della depressione, per disturbi alimentari, ecc.), in campo psicosociale (da interventi nelle carceri alle scuole), in ambito medico (es. in oncologia e nel dolore cronico).

 

Aggiungerei ai campi di applicazione anche quello dell’apprendimento delle capacità di presenza e attenzione necessarie all’operatore CS.

 

La preziosità della nostra disciplina, il CS, è che praticando… qualcosa dentro di noi si sviluppa, cresce, matura. Il nostro rapporto con la vita cambia. Spesso questo processo ci mette in contatto con i nostri limiti, con i nostri meccanismi interiori, con la difficoltà a stare con le cose così come sono. La pratica della Mindfulness ci fornisce un potente strumento per prenderci cura di tutto questo, mentre accompagna, sostiene e approfondisce il nostro processo di crescita come persone e come operatori CS.

 

 

Bibliografia:

  • Kabat-Zinn Jon, (1990). Full Catastrophe Living: Using the wisdom of your body and mind to face stress, pain and illness. New York, Delacorte Press [trad. it. Vivere momento per momento: come usare la saggezza del corpo e della mente per sconfiggere lo stress, il dolore, l'ansia e la malattia. 2005, Milano, Corbaccio. Già pubblicato nel 1993 da red/studio redazionale con il titolo Guida alla meditazione come terapia]
  • Kabat Zinn J., (2002). Presentazione di Jon Kabat Zinn in Mindfulness-based Cognitive Therapy for Depression. A new approach to Preventig Relapse, Segal Z., Williams M., Teasdale J., 2002, New York, The Guilford Press [traduz. Ital. Mindfulness – al di là del pensiero, attraverso il pensiero. 2006 ed. italiana a cura di Fabio Giommi, Torino, Bollati Boringhieri]
  • Pensa Corrado, (1996-1997) “Introduzione alla pratica del Dharma – le dispense dell’A.Me.Co.”
  • Pensa Corrado, (2008) “Il silenzio tra due onde. Il Buddha, la meditazione, la fiducia.”, Mondadori ed.


BIODINAMICA


Il Respiro della Vita avvia la guarigione dall’interno verso l’esterno come una forza biodinamica. Ci vuole presenza per sentire il Respiro Vitale nei fluidi. Ci vuole quiete, auto- riflessione e una percezione istintiva da parte dell’operatore. È un’abilità più che una tecnica. Alcune posizioni delle mani vengono mantenute per trenta minuti o più. Pensateci. Per mantenere il contatto con la testa o con qualunque altra parte del corpo del cliente per 30 o 45 minuti occorre che l’operatore sia in uno spazio diverso mentalmente, emotivamente, fisicamente e spiritualmente. Per far questo, l’operatore deve coltivare in se stesso la pace interiore e vivere nel ritmo lento della Respirazione Primaria.

Il mutamento di paradigma che l’aveva portato a lavorare con il Respiro della Vita non era completo quando Sutherland morì nel 1954. L’orientamento al Respiro della Vita nel campo della terapia craniosacrale è ancora poco conosciuto. Occorre più tempo per sviluppare le delicate abilità necessarie perché esso si riveli, compresa la necessità di imparare i confini del rapporto terapeutico e sviluppare un contatto genuino. La presenza interiore nasce dal mettere se stessi al posto degli altri con compassione, dalla capacità di considerare altre persone come se stessi. Sono questi il rispetto e la reverenza che Sutherland considerava necessari per toccare le persone.
Il Respiro della Vita in quanto Intelligenza sta facendo del suo meglio per trasformare sia l’operatore che il cliente. Non esiste per essere compreso, ma piuttosto per essere apprezzato. La coppia terapista e cliente viene reciprocamente sondata e percepita dalle forze naturali della terra e del cielo, da tutte le cose grandi e piccole. Quindi, l’operatore siede con se stesso, in contatto con il cliente, mantenendo un atteggiamento di amore e compassione. È in questo modo che la presenza guarisce. 
Alla fine molti osteopati craniali, insegnanti e operatori di qualunque modello di terapia craniosacrale, si rendono conto della natura spirituale e della sacralità del lavoro con un cliente. Non si tratta di metodo, ma di disposizione mentale. Spesso Sutherland si riferiva a questo atteggiamento come ad un’abitudine a comprendere e utilizzare un fulcro spirituale nella pratica quotidiana. Per me la natura spirituale della terapia craniosacrale sta nello stabilire una giusta relazione con il dolore e la sofferenza, la mia e quella degli altri, e nell’offrire una preghiera al Respiro della Vita così che l’infallibile potenza della Respirazione Primaria si manifesti nel corpo e nella mente. La sessione di trattamento è la preghiera. Contattare la dimensione spirituale della terapia craniosacrale permette agli operatori di stabilire una connessione più profonda con se stessi creando spazio affinché il cliente possa fare lo stesso. Questo dà significato e scopo alla vita. “Come essere” è la domanda da fare a noi stessi mentre aspettiamo in silenzio di percepire questo Altro. Questa è una domanda da vivere piuttosto che una domanda a cui rispondere.
L’atto di attenzione al trascendente permette a quest’ultimo di rivelare le sue priorità in noi e intorno a noi. Questa attenzione è una forma di preghiera. La terapia craniosacrale biodinamica allora è l’arte di porre attenzione.
La profondità dell’esperienza numinosa del Respiro della Vita ci induce a ricercare il significato e lo scopo della vita. Questo è il sentiero mitico. Il reame mitologico è quel luogo di saggezza in tutti noi che riconosce l’Intelligenza primaria del Respiro della Vita. Questa Intelligenza permea tutti gli esseri senzienti e circonda anche noi. Riconoscendo la natura del Respiro della Vita che anima tutta la vita su una stessa base, l’operatore espande la propria consapevolezza del mondo in una dimensione fluida molto ampia. Condividiamo un dono e un viaggio con tutto il mondo vivente. È l’Arca di Noé. Noi percepiamo la vita e la vita percepisce noi. Siamo tutt’uno e insieme.
La percezione di questo Altro che Sutherland ha scoperto e insegnato fa parte della natura. Questi elementi profondi del Sistema Respiratorio Primario fanno parte delle leggi naturali. Le leggi naturali sono istintive e intrinsecamente intelligenti. Fanno parte della terra, dell’aria e dei fluidi che sono dentro e intorno a noi. Un altro osteopata ha detto che quando lavoriamo col corpo noi abbiamo a che fare con principi e leggi non scritte da mani umane. Il potere sta nella quiete della Respirazione Primaria, e l’operatore trova che c’è potenza nella quiete. Questo è il primo principio della pratica biodinamica.
Alla fine della carriera Sutherland era arrivato a pensare che una forza elementare naturale e altamente spirituale, che chiamava il Respiro della Vita, animasse il corpo e accendesse i fluidi del sistema nervoso con la scintilla della vita. Era convinto che portasse guarigione e integrazione al corpo. Percepiva tutte queste qualità, era convinto che funzionassero come un’unità e che interagissero l’una con l’altra con precisione e intelligenza. È un punto centrale, nella seconda ispirazione di Sutherland, l’esplorazione del Respiro della Vita e della sua potenza di guarigione nel corpo. Insieme, il Respiro della Vita e la Respirazione Primaria, rappresentano le risorse più profonde del corpo per l’autoguarigione e l’autocorrezione. Questo è il Sistema Respiratorio Primario e la magnifica eredità che Sutherland ci ha lasciato.

La salute come espressione della vita

Gli operatori in Cranio Sacrale Biodinamico (BCS) riconoscono la salute come un principio attivo intrinseco alla vita. La salute è l’espressione della vita, una sua intelligenza naturale di riorganizzazione continua. La disciplina BCS aiuta questa intelligenza corporea interna per un processo di guarigione profondo e rispettoso della persona.

L’organismo umano è un sistema complesso che richiede un continuo lavoro di riorganizzazione interna. La disciplina BCS aiuta i principi interni di riorganizzazione; incrementa la vitalità fisica ed il benessere, ed ha implicazioni ampie quali: cambiamenti fisici strutturali, miglior rapporto con se stessi, migliori rapporti interpersonali, ecc… .

Il Dott. William Sutherland, osteopata americano, intorno alla fine dell’800 ha osservato che le ossa del cranio possiedono una mobilità ciclica. La sua ricerca ha poi rilevato che questa mobilità ciclica è presente in tutto il corpo e che questi movimenti, percepibili da qualunque mano esperta e misurabili con strumenti scientifici sensibili, sono una diretta espressione della salute del sistema.

Col proseguire della pratica e della ricerca è risultato evidente che questi movimenti sono collegati, non solo alla salute fisica, ma anche alla salute mentale ed emotiva. Attraverso l’ascolto di questi movimenti ritmici, gli operatori in BCS possono facilitare il cambiamento nelle zone di restrizione del movimento. Nelle zone di restrizione la forza vitale ha maggior difficoltà ad esprimersi. Queste restrizioni potrebbero dar luogo a disturbi e malattie.

La nostra forma fisica racchiude in sé l’intera storia della nostra vita.

Una parte integrante del lavoro BCS consiste nello sviluppare la consapevolezza di questa storia e di come essa ci stia influenzando.

Il lavoro BCS si rivolge alla prevenzione e al mantenimento della salute e del benessere sostenendo la vitalità e l’espressione creativa dell’individuo.

La disciplina BCS è così delicata che è adatta a bambini ed anziani, e anche agli adulti in circostanze delicate. In quanto disciplina olistica, il trattamento può aiutare in quasi ogni condizione.


Aumenta la vitalità e facilita il processo di autorigenerazione del corpo.

Il lavoro può essere molto distensivo, di gioia, di movimento o può far emergere aspetti psicosomatici rimossi che sono pronti ad essere superati.

A volte i benefici sono immediatamente osservabili, altre volte invece diventano evidenti col passare del tempo. Solitamente le sessioni durano 45 minuti.


Craniosacrale: la salute in equilibrio


di Luisa Valeria Sapia
Tratto dalla Rivista Terranuova numero Maggio 2009
www.terranuovaedizioni.it
La Terapia Craniosacrale nasce dagli studi del dottor Sutherland, osteopata, che per primo dimostrò, all’inizio del secolo scorso, l’esistenza di un movimento del cranio. Da allora la terapia craniosacrale si è progressivamente distinta dall’osteopatia craniale, trovando un ambito di pratica e studio indipendente. Il lavoro si basa sulla percezione dei ritmi attraverso i quali si esprime il sistema craniosacrale, un vero e proprio sistema fisiologico del corpo umano, costituito dall’insieme delle strutture ossee che circondano il sistema nervoso centrale (cranio, vertebre e sacro), dalle strutture nervose (cervello e midollo spinale) e dalle membrane che circondano queste ultime creando una sorta di involucro continuo, all’interno del quale avviene la circolazione del liquido cerebrospinale.

La produzione ed il riassorbimento di questo liquor determinano un ritmo (il Ritmo Cranio Sacrale), che si propaga in tutto il corpo, e rappresenta l’aspetto più macroscopico di una serie di ritmi più profondi, la Marea Media e la Marea Lunga, caratterizzate da una maggiore lentezza ed una maggiore profondità, e portatrici di un’intenzione di salute innata. Esistono diversi approcci alla terapia craniosacrale, che si differenziano innanzitutto per il modo di rivolgere l’attenzione all’uno o all’altro ritmo interno, indirizzando così il lavoro verso piani diversi dell’essere umano. “L’ascolto del Ritmo Cranio Sacrale caratterizza l’approccio biomeccanico, che focalizza su un aspetto maggiormente strutturale, e cerca di individuare le anomalie del sistema, al fine di ripristinarle”, spiega Roberto Rizzardi, responsabile dell’Istituto Craniosacrale La Marea. “L’approccio biodinamico si rivolge invece alla Marea Media ed alla Marea Lunga, ritmi più lenti e profondi, che organizzano il ritmo più superficiale e sono portatori di un’intenzione innata alla salute. Questi ritmi si manifestano sin dalla fase embrionale, accompagnando lo sviluppo e l’organizzazione dell’essere umano in un progetto di salute”. La visione della salute come intrinseca all’essere umano è un aspetto che caratterizza la terapia craniosacrale, ed era già presente nelle intuizioni di Sutherland, che parlava di Respiro della Vita, quale elemento auto-correttivo e fonte permanente di salute nell’uomo. Gli studi e la pratica hanno confermato e rafforzato questa visione, ed oggi trovano fondamento nello sviluppo embrionale. “Nella divisione dello zigote, la prima cellula umana, e poi nell’organizzazione dell’embrione agiscono delle forze che non sono determinate dai geni e che sono all’origine del progetto della forma”, spiega Maderu Pincione, direttore dell’Istituto Terapie Cranio Sacrali. “Queste forze, che noi chiamiamo Respirazione Primaria, si esprimono secondo dei ritmi: la frequenza base è stata definita Quiete
Dinamica, ed è una condizione di base che contiene e dà origine a tutte le altre. Da essa emergono i ritmi della Marea Lunga, Marea Media ed Impulso Ritmico Craniale, ovvero le frequenze sulle quali vibra in nostro sistema. La Respirazione Primaria si esprime attraverso la linea mediana, l’asse longitudinale che, dalla terza settimana dello sviluppo embrionale, contraddistingue filogeneticamente l’uomo e che costituisce il riferimento delle forze della salute, l’origine della nostra centratura”.
Salute e biodinamica
L’approccio Craniosacrale Biodinamico è orientato a trovare la salute, piuttosto che focalizzarsi solo sul disagio”, spiega Luisa Brancolini, direttore del Centro Studi per le Discipline Bio-Naturali Na.Me. “La salute è una forza intelligente, creatrice e guaritrice, che abbiamo dentro di noi, e che genera e mantiene la nostra struttura, forma e fisiologia psicofisica: essa si esprime come un respiro, con due diverse fasi, come un’onda. Nella nostra vita quotidiana l’energia vitale si concentra in determinate zone, dette fulcri, nelle quali abbiamo vissuto tensione, contrazione o trauma, ed è quindi meno disponibile per altre cose o per il naturale funzionamento, ma questo non significa che viene persa.
L’operatore craniosacrale, ponendosi in un ascolto consapevole dell’altro ed entrando in contatto con la propria esperienza profonda, genera un campo di ascolto e sostegno, nel quale più facilmente si risolvono le forze che inibiscono l’espressione della salute e si riattivano le risorse e l’energia vitale della persona”. L’intento dell’operatore non è infatti quello di agire per “aggiustare” ciò che non va, ma quello di entrare in risonanza con il cliente, attraverso la propria centratura, e stimolare la propriocezione della persona, e quindi il contatto con le proprie risorse. Lo sguardo dell’operatore biodinamico non è concentrato sulle restrizioni o contratture che incontra, ma espanso verso l’orizzonte, in modo da poter accogliere quello che si manifesta, senza giudicarlo, e suggerire gentilmente al sistema di ricontattare le proprie risorse, il proprio Respiro Primario.
Imparare ad ascoltare
La formazione in Terapia Craniosacrale è articolata su vari aspetti, che vengono affrontati in maniera diversa a seconda dell’orientamento teorico di base della scuola. La conoscenza dell’anatomia umana resta un punto di partenza comune, che sempre più spesso viene affrontata in maniera esperienziale e non solo strutturale. La componente fondamentale della formazione è rappresentata comunque dall’acquisizione di determinate abilità nell’operatore. “Le capacità principale che devono essere sviluppate sono l’ascolto e la capacità di non intervenire”, spiega la dottoressa Daniela Gianandrea, direttore sanitario del C.I.L.U.S. . “L’operatore non deve cercare di modificare ciò che non va, ma piuttosto porsi in ascolto del sistema; mantenendo questo atteggiamento la terapia craniosacrale può far fronte a situazioni articolate, dal disagio puramente fisico alla situazione caratterizzata emotivamente”. Le tecniche utilizzate sono estremamente dolci, quasi impercettibili, e questo le rende adatte anche ai neonati, alle persone anziane, alle donne in gravidanza.“Il tocco dell’operatore non supera i 5 grammi di peso”, spiega Diego Maggio, direttore dell’Accademia Craniosacrale Metodo Upledger “così si evita di provocare una reazione di resistenza, e si apre invece una finestra di ascolto, grazie alla quale è possibile assecondare cio’ che si trova”. Nell’approccio biodinamico si sottolinea inoltre una preparazione ad instaurare una relazione ed un dialogo con il sistema del cliente.“Le qualità di ascolto e presenza dell’operatore sono ciò che gli permette di sostenere il sistema nella sua integrità”, chiarisce Ida Ferrari, docente dell’Accademia Olos. “Con questo atteggiamento rispettoso il corpo può esprimersi nella sua capacità di autoguarigione e ritrovare un equilibrio utilizzando le proprie risorse”

COS'E' IL CRANIO SACRALE BIODINAMICO

Perchè l’elefante incatenato da piccolo al grosso tronco d’albero, anche quando ormai è grande e potrebbe liberarsi non lo fa?

Forse perchè una volta appresa una strada non l'abbandona più?

Forse perchè ha perso la speranza e non ci crede più?

Forse perchè ogni giorno fa solo ciò che crede possibile?

Possiamo forse quindi affermare che la fiducia in quel qualcosa che ha funzionato, o che non ha funzionato, può portare l’elefante, e noi tutti esseri umani, a non abbandonare quell’orientamento e anzi a proporlo ad altri?

Ma se così fosse, allora difficilmente questo “sistema mentale” che governa le scelte del soggetto e che fonda non solo sulla propria esperienza personale, ma anche sull’intima convinzione della bontà di esse, potrà abbandonare le proprie convinzioni a favore di altre scelte, anche se migliori!!

E se ogni soggetto “crede” secondo questa modalità e così si orienta in merito al suo star bene o male, ciò implica che le sue intenzioni potrebbero essere automatiche?

Ciò spinge a chiederci: ma allora dov'è la fonte dell'intenzione?

Perchè se il nostro benessere dipendesse da tutto ciò, beh, quanti di noi ...respirerebbero ancora?

Allora forse, c'è una fonte, un qualcosa dentro e dietro ogni cosa, direi incorporata che, nonostante le mie credenze e convinzioni, agisce ogni istante per onorare la mia vita, per la mia salute? Una intenzione naturale?

E che succede se nasce dentro di me una motivazione, ancor più, una vocazione, una consapevole aspirazione ad orientarmi verso l'ascolto di questa intenzione naturale incorporata? Allora ecco che la volontà, l'attenzione, la consapevolezza, qualità queste tutte incluse in una intenzione cosciente, sono al servizio di un'aspirazione più grande.


D'altra parte i saggi antichi non hanno sempre affermato che “La realtà è quella che ci costruiamo”?


Ecco cos'è per me il cranio sacrale biodinamico!! Un tocco delicato e non afferente, legato indissolubilmente all'intenzione di dialogare con questa intenzione naturale incorporata, con questa misteriosa forza della salute del cliente. Forza che in quest'ultimo, per un disagio, per un trauma, per una malattia, ha ridotto la sua circolazione, per inerzie o stagnazioni. E cosa produce questo con-tatto? Semplicemente lo “spazio-stato” di armonia presente riattiva la libera circolazione della forza della salute, riducendo e/o eliminando inerzie e stagnazioni, e ripristinando il miglior flusso delle forze delle salute.

E' ovvio che per poter sentire, per poter dialogare con quello che succede nel corpo di un altro, l'operatore cranio sacrale biodinamico deve essere assolutamente consapevole, presente alle sue proprie intenzioni affinchè non siano automatiche Quale intenzione ho nel contattare il sui corpo, i suoi tessuti, i suoi fluidi?.

Da qui si evince chiaramente che, nascendo tutto dalla consapevolezza di presenza e di intenzione dell'operatore, il lavoro di presenza su si sé di quest'ultimo è di fondamentale importanza.

ENTRARE NELLE OSSA, RIORGANIZZARLE NEL PROFONDO. INTERVISTA A MADERU PINCIONE SULLA CRANIOSACRALE



"E' come se entrassi nell’osso e partecipassi ad una sua riorganizzazione profonda." E così descrive il suo lavoro Maderu Pincione, uno dei maggiori esperti di Craniosacrale in Italia, fondatore e direttore dell'ITCS (Istituto Terapie Craniosacrali). Gli abbiamo fatto qualche domanda e siamo entrati in un mondo fluido, bellissimo. Quello che ci abita.



Le rivoluzioni partono da idee che hanno il sapore di ossessioni per chi sta per cambiare qualcosa per sempre, senza saperlo nel suo attuale presente. Siamo ai primi del novecento. Il mondo è fucina di tecnologie, guerre, pellicole cinematografiche, in ambito osteopatico, le ossa del cranio vengono studiate come statiche. Non si muovono, punto, fine.

Un osteopata, W.G Sutherland, si accorge di quanto la forma della squama dell'osso temporale evochi un movimento respiratorio. "Le superfici articolari di queste ossami sembrarono, con il loro contorno, destinate ad una mobilità articolare." spiega ai colleghi e dice a se stesso.

"Armato" di punta di temperino e manuale di meccanica, Sutherland inizia a disarticolare i crani e a condurre osservazioni e sperimentazioni su di sé con pazienza, zelo, cura incredibile. Ogni osso, ogni sutura, ogni incastro. In ambito osteopatico viene ignorato o deriso, quando intorno al 1929 decide di rendere pubblica la sua scoperta. L'eco si espande e nel giro di trenta anni Sutherland tiene corsi post universitari in cui illustra il suo The cranial bowl, fonda un gruppo di studi sull'osteopatia cranica fino ad arrivare, nel 1953, alla fondazione della Sutherland Cranial Teaching Fondationche si proporrà come obiettivo di condurre studi scientifici sul meccanismo respiratorio primario.

 

Arriviamo agli anni '60. Siamo precisamente dentro a una sala chirurgica: un altro osteopata,John E. Upledger, professore di Biomeccanica della Facoltà di Medicina Osteopatica presso l’Università del Michigan, sta facendo esperienza dell'osservazione diretta del movimento autonomo delle meningi del midollo spinale e ne resta impressionato. Da quel momento inizia ad organizzare le sue osservazioni e intuzioni articolandole in un modello di studio basato proprio sul movimento respiratorio (primario e indipendente) e che non fosse confinato alla formazione osteopatica. Divulgò tecniche, modalità e protocolli di trattamento a massaggiatori, fisioterapisti, educatori al benessere proprio perché era certo dell'efficacia del suo metodo a fronte di una significativa assenza di controindicazioni. Diversi approcci si sono sviluppati negli ultimi vent'anni, la maggiore distinzione è tra la biomeccanica e la biodinamica craniosacrale. La biomeccanicasi basa sui movimenti delle ossa e dei tessuti legati al ritmo craniosacrale, nella biodinamicai principi del corpo fluido e dei movimenti che originano dalle forze embrionali, in estrema sintesi.

 

Abbiamo voluto sentire uno dei maggiori esperti di tecnica Craniosacralein Italia, Maderu Pincione, fondatore e direttore dell'ITCS (Istituto Terapie Craniosacraliper capire come funziona questa arte terapeutica.

 

Se dovessi usare una metafora a tua scelta, anche poetica, come spiegheresti il nesso che c'è tra le ossa del cranio e il benessere generale dell'individuo?

Il neurocranio è la “scatola” che contiene meningi, fluidi, cervello, cervelletto etc. La formazione del cervello nasce come un “tubo” pieno di liquido che si allarga, si inspessisce e crea da dentro il suo contenitore osseo. Ogni malformazione ossea è il riflesso di un'eventuale disfunzione che ha a che vedere con il sistema nervoso. In più, il neuro-cranio non è una noce di cocco bella compatta, ma è costituito da diverse ossa “incastrate “ tra loro. La domanda è: perché la natura ha fatto ciò? Questo punto interrogativo è il fulcro da cui partì il fondatore dell’idea di un Sistema Respiratorio Primario, basato sul meccanismo craniosacrale. Osservate l’osso temporale, quello che contiene l’orecchio interno ed esterno, proprio sopra la parte superiore dell’orecchio, si “articola” con l’osso parietale (se vi toccate delicatamente sopra le orecchie sentite una sporgenza) come una squama di un pesce. E a che servono le squame, se non a respirare?

 

La conclusione breve di una lunga ricerca è che se ci sono articolazioni, c’è movimento, e a muoversi non sono muscoli (che non esistono all’interno del cranio) ma il cervello stesso, o meglio la fluttuazione del liquido (liquido cefalo-rachidiano) che nasce da dentro il cervello, nei ventricoli e che fuoriesce bagnando, proteggendo e nutrendo cervello e midollo spinale fino all'osso sacro. Lì c'è la cisterna lombare dove viene praticata la puntura per l’anestesia e quando entra l'ago spesso si sente una fitta alla base cranica, le meningi che avvolgono cervello e midollo sono in continuità.Con un paragone visivo riesco a spiegarmi meglio: pensa a un palloncino con una coda (il midolllo spinale) che fa da contenitore di sostanze fluide e gelatinose (il cervello ha la consistenza della panna cotta) queste cellule-sostanze si muovono delicatamente e armoniosamente respirando. Questi movimenti sono attribuiti sia alla fluttuazione del liquido cefalorachidianoche al più generale movimento di tutti i fluidi del corpo intesi come un unico fluido dalle diverse densità (non dimentichiamo che siamo composti almeno del 70 % acqua e che originiamo dall'unione di due cellule al 100% fluide). L’idea è che queste forze intrinseche, chiamate Respirazione Primaria, proprio perché precedono quella polmonare e riguardano ogni nostra cellula, sono espressione della nostra SALUTE, di quel concetto di vitalità descritto da varie tradizioni e culture come il Qi, o il Prana o Soffio Vitale.

 

Cos'è il ritmo nella tecnica cranio sacrale?

Ci sono diversi ritmi.Un’immagine visiva è una sezione verticale dell’oceano.

Partiamo dal fondo dal punto di vista del movimento, al fondo c’è calma silenzio, quiete. La chiamiamo con il termine paradossale di Quiete Dinamica(Dynamic Stillness) per darne un’immagine trascendente dell’origine del movimento (il buio nasce dalla luce, il suono dal silenzio, il movimento dalla quiete). Saliamo dal fondo del nostro oceano (che poi abbiamo dentro) e incontriamo un flusso stabile e costante che caratterizza i fluidi come la corrente del golfo, questo movimento si chiama MAREA LUNGAe ha un ritmo stabile di 50 secondi per ciclo (inspirazione ed espirazione) questo è il ritmo o per meglio dire la frequenza del respiro delle forze bioelettriche, embrionali, energetiche che agiscono attraversando il corpo. Se saliamo ancora il movimento delle acque dell’oceano si articola in moti un po’ più rapidi e o influenzati dalla luna, per esempio questa è la MAREA MEDIA, un ritmo tra i 15 e i 20 secondi per ciclo, che è l’espressione più diretta dei nostri fluidi, come se il mix di sangue, linfa, liquido cefalorachidiano, liquidi intracellulari, extracellulari, interstiziali etc respirassero in concerto all'interno del corpo. Siamo sulla superficie dell’oceano e qui il ritmo delle onde dipende dal vento, dal clima, ed è molto più variabile, questo si chiama il ritmo cranio-sacrale, o impulso ritmico cranico, che varia tra i 6 e i 12 secondi per ciclo, instabile come le onde superficiali, è quel ritmo più legato al nostro “stato” del momento.



 

Quando il terapeuta di Craniosacrale entra in contatto, cosa effettivamente tocca?

Ogni tocco è legato indissolubilmente all'intenzione e costituisce una forma di dialogo con il corpo. Nella biodinamica craniosacrale si distinguono tre livelli di tocco-contatto-dialogo:- con i tessuti, pelle, muscoli, ossa, fascia-tessuto connettivo, organi etc. con i fluidi del corpo, o meglio con il corpo fluido, come se quel 70% di "acqua" che siamo, sia olisticamente un tutt'uno animato da un movimento detto Marea (Media) - con la "forza" vitale, quella che ci permea, che ci ha creato (le forze embrionali) e che ci tiene in vita (le forze del metabolismo e quelle bioelettriche).

L'esperienza diffusa di chi riceve un trattamento craniosacrale è quella di sentirsi cullati dolcemente come immersi dentro il mare, profondamente rilassati in un senso di quiete e armonia. E' questo lo "spazio-stato" con cui l'operatore entra in contatto, con un tocco delicato e non afferente, ma efferente (spiegazione: il tocco non è attivo, non fà "qualcosa", ma piuttosto passivo, in una condizione diascolto-efferente, che "riflette" dei sottili e lenti movimenti intrinseci al corpo stesso). Il trauma, la malattia, il disagio vengono percepiti al tocco come inerzia, stagnazione, mancata circolazione e l'operatore fa sì che lo "spazio-stato" di armonia presente possa riattivare la circolazione e ridurre ed eliminare inerzia e stagnazione.



A settembre parte il corso di cranio sacrale dell'ITCS (Istituto Terapie CranioSacrali) di cui sei fondatore e direttore, a Norma, in provincia di Latina. A una persona che sta decidendo che tipo di terapeuta diventare, perché consiglieresti questo corso?

Craniosacrale è un’arte di palpazione, fondamentalmente.

Per poter ascoltare e sentire quello che succede nel corpo dell’altro(ad ogni livello, fisico, emozionale etc ) dobbiamo avere una buona cognizione di quello che succede dentro il nostro sistema corpo-mente-spirito.Tutto parte da qui e forse arriva qui. Ci sono domande fondamentali che riguardano anche il terapeuta: dove sono in questo momento, dov’è il mio centro, dov’è il mio spazio di quiete, come sento dentro di me l’espressione delle forze vitali che abbiamo descritto (teoricamente, quindi come percepisco la MAREA LUNGA, la Marea Media nel mio corpo ora.

E' da qui che inizio per contattare il corpo dell’altro: paziente, cliente, amico, che sia. 
Quale intenzione ho nel contattare i suoi tessuti, o i suoi fluidi? Chiarire l'intenzione in un rapporto così intimo diventa fondamentale… Quando impariamo queste cose è perché impariamo la nostra anatomia vivente, che è quella poi che alla fine ci informa di quello che succede. La nostra capacità di sentire e di sentirci parte innanzitutto dal territorio(anatomia, anatomia e anatomia) e il passaggio dall’anatomia descrittiva all’anatomia esperienziale-vivente è cruciale. Più sono in contatto con i miei sistemi e ancor di più con le forze (le dinamiche morfologiche che li hanno “creati”) più sono in grado di interpretare e assecondare le forze della salute nell’organismo. Obiettivo del lavoro è certo quello di trovare la risorse, la forza della salute che sta dietro ogni malattia o disagio.



In base alla distinzione che ci hai spiegato prima, che tipo di approccio è il vostro? Biodinamico o biomeccanico. E ci spieghi qualcosa in più sul corso?

Consideriamo sia la biomeccanica dei tessuti che la biodinamica delle forze, come livelli della relazione, in un approccio integrato che parte dalla nostra consapevolezza di presenza e di intenzione.
Quanto al corso, la struttura della formazione è basata su tre giorni ogni mese circa per 12 incontri, il monte ore, concordato con le associazioni professionali di categoria italiane (
ACSI) e inglesi e americane, è di 700 ore complessive (400 frontali più studio e pratica). Attualmente questo è uno standard per le Discipline BioNaturali, a cui si è arrivati per rispondere alla realtà che vuole una regolamentazione e degli “standard” che garantiscano il cliente-utente, dall’altra parte in questi campi non si finisce mai di imparare e l’aggiornamento professionale si intreccia con la crescita personale e spesso dura tutta la vita, ma questo non lo possiamo codificare.

Abbiamo la sede a Norma, che è raggiungibile anche con il treno in 40 minuti da Roma, la scelta residenziale è vantaggiosa per l'apprendimento e possiamo offrire ai nostri allievi una ricca biblioteca specializzata, una ampia gamma di modelli anatomici per facilitare lo studio e i servizi di una spa e di un centro benessere, oltre a quelli alberghieri.

Di: Elisa Cappelli


http://www.cure-naturali.it/tecniche-energetiche/2846/tecnica-craniosacrale/3000/a